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# 18 –  Paura & delirio a San Francisco (2° parte)

 

di Carmelo Mobilia

 

 

 

New York. Il Full 80.

 

La donna che varcò la soglia del locale era una di quelle che non dimentichi. Non era possibile staccarle gli occhi di dosso. Alta, statuaria. Un corpo da favola avvolto in un attillatissimo abitino nero. Lunghi capelli neri, lisci e lucenti, occhi verde smeraldo. Letteralmente una donna da sogno. A Jessica Drew bastavano pochissimi minuti davanti allo specchio per apparire bella e desiderabile. Madre Natura era stata molto generosa con lei. Non aveva certo bisogno del suo controllo sui ferormoni per attirare l’attenzione degli uomini. Ma quando andava a caccia di informazioni voleva essere certa al cento per cento che gli uomini pendessero dalle sue labbra. La sua ricerca sulla vera identità del nuovo Hobgoblin che stava impazzando a San Francisco finora era stata infruttuosa. Nei panni della Donna Ragno era andata, in compagnia dell’Uomo Ragno, direttamente da Dan Kingsley, il fratello dell’Hobgoblin originale per saperne di più, ma anche lui sembrava non avere idea su chi fosse il nuovo folletto. Allora aveva deciso di cambiare tattica, di utilizzarne una più sottile. I criminali di New York erano dei duri, abituati ad essere spremuti dai vari supereroi che vegliavano sulla città. Ma c’è un’arma in possesso di ogni donna a cui nessun uomo può resistere: la seduzione. Grazie al suo aspetto attraente e al suo potere, dunque, sarebbe riuscita ad ottenere qualsiasi informazione avrebbe voluto.

<Uomini. Così stupidi. Così manovrabili. Basta mostrargli una coscia o un po’ di decolté e partono per la tangente. > E Robert Mayer non faceva eccezione alla regola. L’aveva adocchiata subito e non poteva credere a quanto era stato fortunato quando lei avevo cominciato a ricambiare gli sguardi. Si erano seduti ad un tavolino, uno dinnanzi all’altra. Quando lei accavallò le gambe col piede gli toccò una gamba, e lui si mise più composto, cercando di nascondere l’erezione che non riusciva a trattenere.

<Allora Bob ... posso chiamarti Bob, vero?>

<Ma certamente ...> disse lui con voce calda e sensuale.

<Ho letto sul giornale che a San Francisco un tale vestito come Hobgoblin ha assalito un magazzino del porto. Io sapevo che quel tizio giocava per la vostra squadra.  Tu lo sai come ha fatto il suo costume da Halloween a finire lì?>

<Come mai una donna bella come te è interessata ad un criminale mascherato?>

<Oh, ho i miei motivi ... e qui nella Mela dicono che non si muova una foglia senza che tu lo venga a sapere.> gli disse toccandogli la mano.

<Ho sentito parlare di un’asta, e che l’hanno spuntata due pesci piccoli. Immagino che l’abbiano venduta a qualcuno per ricavarci una barca di soldi...>

< Perkins e Buckler?>

<Si... mi pare si chiamassero così. Allora già lo sapevi...>

<Si> disse lei, cambiando completamente tono <Quindi sono punto e a capo. Non sai nulla di più neanche tu ...>

<Ehi! Ma dove te ne vai?>

<Devo andare, ho un impegno. Grazie per il drink.> Si alzò e prese l’uscio, lasciando dietro di se solo il rumore dei tacchi, mentre tutti le fissavano il sedere.

Arrivò al parcheggio e stava per salire sulla sua auto, quando Bobby Mayer la raggiunse correndole dietro.

<TU NON PUOI SCARICARMI COSÌ! IO SONO UN UOMO CHE CONTA IN QUESTA CITTA’!> gridò afferrandola per un braccio.

<Adesso tu farai la brava e verrai con me ovunque vorrò, e farai tutto quello che ti dico altrimenti...>

Jessica gli torse il polso e lo colpì con una ginocchiata ai genitali.

<”Altrimenti “ cosa, verme? Mi schiaffeggerai solo perché sono “una stupida troia”, eh? Per tua norma e regola, stronzo, una donna non è tenuta a venire con te solo perché le paghi da bere o le compri un vestito. Vedi di ricordartelo la prossima volta, o torno qui, te lo taglio e te lo faccio mangiare!>

Lo lasciò lì per terra, piegato in due per il dolore, mentre salì in auto e si allontanò da quel posto.

 

San Francisco.

 

Il Transamerica Pyramid è il più alto grattacielo di San Francisco; misura 260 metri per 48 piani ed è uno dei simboli più importanti della città. Attaccati alla sua guglia che sovrasta la città questa sera erano appollaiati due curiosi individui:

In attillata calzamaglia scarlatta e felpa senza maniche azzurra c'era Ben Reilly alias Ragno Rosso, clone del più celebre Uomo Ragno, di cui possedeva i relativi poteri e le esperienze, oggi difensore dei cittadini di San Francisco.

L’altro, in costume verde scuro, avvolto da un lugubre mantello viola, era Prowler, al secolo Hobie Brown, geniale inventore originario del Bronx e aspirante al ruolo di supereroe numero due della città. Entrambi i giustizieri mascherati stavano in attesa dell’arrivo del dirigibile della Goodyear, il celebre pallone pubblicitario che avrebbe fatto il giro della città.

<Sei sicuro che passerà di qui?> chiede il Rosso.

<Certamente. Mi sono collegato al loro sito e mi sono scaricato il percorso sul mo i-phone.>

<Ah, la tecnologia... com’è facile fare il supereroe, nell’era di Internet. Come faceva Capitan America ai suoi tempi?>

<Dobbiamo agire tempestivamente. Non avremo una seconda possibilità.>

<Si, dobbiamo essere rapidi. Così faccio in tempo ad andare a vedermi la partita allo stadio.>

<Vai per vedere gli Yankees?>

<Che fai, scherzi? Vado lì per tifargli contro!>

<Ho capito, sei un tifoso dei Mets .... cacchio, certo che fa freddo ...>

<Si non è come a New York, vero? Devi farti un mantello più pesante se ti stabilirai definitivamente qui.>

<E’ così. Ormai la mia vita è qui. I criminali di questa città impareranno a temermi.>

<Si ho visto che ti atteggi da duro ... hai anche messo su un bel po’ di muscoli.  Dì, perché t’eri messo a caccia di Hobgoblin?>

<Stavo indagando sull’omicidio Ellis. So che non sei stato tu... non so in che rapporti sei con l’Uomo Ragno, ma evidente che sei legato a lui... e so per certo che lui non sarebbe amico di un assassino. Ho deciso di dare la caccia al vero colpevole e scagionarti.>

<So chi è stato ad ammazzare quel giornalista....un pazzo che si fa chiamare Tarantula Nera. Ma è irreperibile. Sarà dura scagionarmi ... però grazie davvero, Pro. E’ veramente un gesto d’amico. Lo apprezzo moltissimo. Dio solo quanti guai mi ha procurato questa maledetta accusa ... >

 

Da un’altra parte della città, altri due uomini mascherati discutevano sul da farsi. Il primo di loro indossava un abito da fare invidia a Dillinger, e aveva il viso coperto da una maschera di cuoio. Si faceva chiamare orgogliosamente il Signore del Crimine, nome che rappresentava alla perfezione la sua ambizione sfrenata. L’altro era Hobgoblin, il suo feroce braccio armato.

<Dobbiamo eliminare Dran. Ho in mente un piano e ho bisogno di te per realizzarlo.>

<Puoi contare su di me, lo sai. Piuttosto, abbiamo un’altra seccatura a cui pensare ...>

<Di che si tratta?>

<Ho saputo che a New York c’è una detective che va in giro a chiedere della mia attrezzatura. Pare sia una di qui. Capelli neri, corpo mozzafiato. Sa pure di Perkins e Buckler. Può arrivare a me e questo non deve succedere ...>

<Mmmmm... penso di sapere di chi stai parlando. Se è chi dico io, può essere una seccatura.>

<Beh fa qualcosa al riguardo. Tu sei l’unico a sapere chi sono e le cose devono rimanere così come stanno.>

<Puoi stare tranquillo. Anch’io non voglio problemi... e anche tu sei l’unico che conosce la mia identità, per cui la cosa interessa me quanto te. Me ne occuperò io.>

<Sarà meglio....>

 

Il Transamerica Pyramid.

 

<ECCOLO! STA ARRIVANDO!> disse il Ragno Rosso, avvistando il dirigibile che si avvicinava.

<Si, ed è proprio come temevamo: sotto la navicella ci sono attaccate due grosse bombole.> aggiunse Prowler, osservandolo con il suo binocolo.

<Lui è a bordo?>

<SI, lo vedo chiaramente alla guida. Come procediamo?>

<Io penso al gas, tu a lui. Mi raccomando, attenzione quando facciamo il salto, o diventeremo delle chiazze rosse sul marciapiede.>

Quando il dirigibile fu proprio sotto di loro, i due eroi si lanciarono nel vuoto: lo slancio del Ragno Rosso lo fece atterrare direttamente sul pallone, a cui rimase attaccato al suo potere di aderire agli oggetti. Prowler invece, planando come un pipistrello grazie al suo mantello, arrivò dritto alla cabina sottostante, appendendosi ad essa con i suoi guanti da scalata. Si arrampicò lungo il portellone e lo aprì. Entrò cogliendo così di sorpresa Mister Fear.

<ANCORA TU!> gridò il criminale, che non si aspettava certamente il suo arrivo.

<Sono sempre in mezzo, come il giovedì. Ora allontanati dai comandi o ti spezzo entrambe le mani!>

<Vedo che non hai imparato nulla dall’ultima volta ...> così dicendo mise mano alla cintura e dalla fondina estrasse la pistola e, come l’altra volta, sparò in sua direzione una capsula di gas. La cabina si riempì di una densa nuvola di fumo. Ma inaspettatamente Prowler emerse da questa con un’aria minacciosa.

<Mi hai preso per un idiota? Credi davvero che non fossi venuto preparato?> esclamò colpendolo al volto, protetto dai filtri nasali che indossava sotto la maschera. Mister Fear, chiunque ci fosse sotto il teschio, aveva impensierito Devil in uno scontro fisico, e Prowler era diventato uno specialista del combattimento, dopo il severo addestramento a cui suo fratello e la Tigre Bianca l’avevano sottoposto, ma nessuno dei due sfoggiava una raffinata tecnica di lotta: vuoi per la mancanza di spazio dentro l’abitacolo o per via del gas che impediva di vedere bene, ma i due si avvinghiarono per terra come ragazzini delle elementari, avvolti nei rispettivi mantelli che rendevano goffi i loro movimenti. Nel frattempo, mentre i due si battevano, il Ragno Rosso combatteva contro le correnti ventose che gli soffiavano contro; nemmeno queste bastavano a scrollarlo di lì, mani e piedi erano saldamente incollati al pallone, ma gli rallentavano di molto i movimenti. Avanzando gattoni, lentamente, si diresse verso la coda del veicolo, poi scese sul lato destro scendendo verso il basso.  Cercava di avvicinarsi il più possibile agli enormi contenitori di gas che Fear aveva piazzato sui fianchi del dirigibile.

<Ok Ben .... aguzza la vista. Non mancare il bersaglio, altrimenti la città trascorrerà le prossime ore come dentro un libro di Stephen King. Tutto dipende da te e dalla tua mira. Non sbagliare, non sbaglia...OOOOOPS!> Il dirigibile virò bruscamente; se non fosse stato per il suo potere di Ragno sarebbe finito nel vuoto. Durante la loro lotta, infatti, Prowler e Mister Fear avevano urtato la cloche, cambiandone la rotta e dirigendo il dirigibile verso la baia.

Il Ragno Rosso si rimise in posizione, puntò il polso destro verso la bombola sottostante e premendo il pulsante sul palmo della mano spruzzò la sua tela, otturandone l’ugello e scongiurando un’eventuale fuoriuscita di gas.

<E andiamo!> esultò <Il primo è fatto! Ora tocca all’altro ... e che ci vuole?> si girò lentamente su se stesso, stando ovviamente attento a non perdere la presa, e si arrampicò sul lato del pallone, intenzionato ad arrivare dall’altro lato.

 

All’interno intanto Prowler e mister Fear continuavano la loro lotta. Il giovane giustiziere aveva costretto il suo avversario a terra grazie ad una presa di judo, che gli bloccava il braccio e ne impediva i movimenti.

<Adesso arrenditi, non costringermi a romperti la spalla.>

<V-Va.... vaffanculo.> rispose risoluto il criminale, mentre con la mano libera riuscì a pungerlo con l’ago del suo anello. Inizialmente Prowler non sentì nulla, ma in pochi secondi sentì aumentare il proprio battito. Iniziò ad agitarsi e quella parte lucida della sua mente che a poco a poco veniva sostituita da un forte senso di panico, capì che quell’ago era intriso della stessa sostanza allucinogena che aveva inalato la volta precedente. In pochi secondi lo lasciò andare, rifugiandosi in un angolo avvolto dal proprio mantello, tremante ed impaurito.

<N-Non avvicinarti! V-Va via!>

<Meriteresti la peggiore delle morti per aver intralciato i miei piani. Ma adesso tutta la città proverà lo stesso terrore che ti sta divorando. Tutti si piegheranno al potere della paura! Nessuno potrà fermarmi!> gridò mentre dalla tasca del costume prelevò un piccolo telecomando d’argento e compì un gesto semplice come premere un pulsante con fare di trionfo. Tuttavia rimase deluso quando non vide l’enorme nube di gas cospargersi sulla città. Schiacciò altre due volte il pulsante, ma non successe nulla.

<Ma che diavolo succede?> disse mentre si affacciò dal finestrino per vedere cosa fosse accaduto. Non potè credere ai suoi occhi: non si aspettava di certo, a quell’altezza di vedere un emulo dell’Uomo Ragno che ostruiva con la sua ragnatela la fuoriuscita del suo gas venefico, vanificando il suo piano.

<NO!> urlò furioso mister Fear <Maledetto! Eravate in combutta!> disse prendendo a calci un terrorizzato Prowler.

Il Ragno Rosso sorrideva soddisfatto sotto la sua maschera. Fear capì che era finita. Sapeva che l’unica cosa che poteva fare era darsi alla fuga. Cambiò il caricatore alla sua pistola e la puntò verso il Ragno Rosso; il suo senso di ragno pizzicò all’impazzata. Fear lasciò partire il colpo e il Rosso con un balzo verso l’alto lo evitò. Questa volta però non si trattava della solita capsula di gas, ma di una pallottola incendiaria che esplose all’impatto facendo una vampata di fuoco. Contemporaneamente, Fear aprì il portellone e si lanciò nel vuoto, in quello che solo in apparenza sembrava un gesto suicida: in realtà sotto il mantello mister Fear aveva un jet pack che gli permise di salvarsi, portandolo lontano da quella che era divenuta una trappola mortale.

<Oh, the humanity! [1] > esclamò il Rosso vedendo il fuoco propagarsi. Sempre procedendo carponi scese rapidamente verso la cabina di pilotaggio, dove vide Prowler totalmente in preda al panico, sdraiato sul pavimento e con le mani sul volto. Era impossibile chiedergli una mano, nello stato in cui versava.

<Mi dispiace amico ... devi resistere. Tra qualche minuto quest’incubo sarà finito.> Il dirigibile come un’enorme pallottola di fuoco si dirigeva verso il Golden Gate Bridge, lasciandosi dietro un’immensa scia di denso fumo nero.

<Anzi, mi correggo: se non mi do una mossa saremo noi ad essere finiti ...> Il Ragno Rosso si mise ai comandi, cercando di impedendogli di impattarsi sul suolo, evitando così quella che sarebbe stata una tragedia immane: oltre all’immenso numero di morti e all’incendio che si sarebbero verificati, nell’impatto si sarebbero distrutte le bombole e il gas si sarebbe propagato ugualmente, e la vista di quell’enorme distesa di fuoco ne avrebbe amplificato enormemente gli effetti.

<Dai bello ... sta su ....> Non era una manovra facile. Richiedeva nervi saldi e precisione.

I cittadini di San Francisco non riuscivano a distogliere lo sguardo.

<Oh mio dio... non ce la farà .... non ce la farà mai!> gridò qualcuno.

Quelli sul ponte erano terrorizzati, vedendosi precipitare addosso quell’enorme massa fiammeggiante. Qualcuno mormorò una preghiera.

<Forza ... forza ..... rimani su... rimani su...> Il Rosso riuscì a virare in tempo, il dirigibile sfiorò solamente i piloni del ponte e  finì in mare, spegnendosi in una nuvola di vapore. Pochi secondi dopo, il Ragno Rosso emerse dall’acqua, seguito a ruota da Prowler, a cui l’impatto con l’acqua gelida aveva annullato gli effetti del veleno di Fear.

<Tutto bene, Pro?>

<Si... si sto bene ... a parte l’orgoglio. Non credevo che potesse pure iniettare quella porcheria. Quel bastardo mi ha fregato un’altra volta ... ero atterrito. Grazie per avermi salvato il culo.>

<Diciamo che siamo 2 a 2 e chiudiamola in pareggio. Oh, ma com’è che noi due finiamo sempre qui?>

<Non lo so, ma propongo che questo da oggi sarà “il nostro posticino”, che ne dici?>

<”Oh ma certo cara!” Ora però propongo di filarcela, in questo momento nessuno dei due è nella lista degli auguri di Natale della polizia.>

<Già ... dopo gli scontri con quegli agenti da adesso daranno la caccia anche a me... Cristo. Dovremmo essere degli eroi! Abbiamo sventato un piano terroristico, catturato un pericoloso criminale come Hyde, evitato un altro Hindenburg e invece dobbiamo fuggire come ladri. E’ snervante. Ma come fate, te e l’Uomo Ragno?>

<Aw, dopo un po’ ci si abitua ... ma mai completamente. Pensa alle vite che abbiamo salvato e concentrati su questo.> rispose il Ragno Rosso, mentre nuotava verso la riva.

 

Passò quasi mezz’ora quando un Ben Reilly col fiatone arrivò allo stadio e si sedette accanto al suo amico Vin Gonzales.

<Uff, ce l ho fatta finalmente .... scusa il ritardo, Vin.>

<Alla buon ora... credevo non arrivassi più!>

<Ho fatto tardi, e non ti dico il traffico... quanto stanno?>

<Conducono gli Yankees, ma siamo appena a metà del primo inning ...>

<E’ passato quello degli hot dog? Ho una fame...>

<Ehi sei sicuro di stare bene? Hai i capelli umidi... e anche la maglietta. Sei sudato?>

<Uh si ho fatto una corsa per fare in tempo ... >

Ben si rilassò e si mise a guardare il match, addentando il suo snack e sorseggiando la sua limonata. Pensava a quanto aveva detto a Prowler ... è vero, spesso essere additato come minaccia lo faceva soffrire, e non eran poche le volte che aveva provato invidia verso Johnny Storm e tutti quegli altri eroi che venivano celebrati sulle prime pagine dei quotidiani o ricevevano elogi dal presidente.  Ma non si sceglieva una vita come quella per ricevere delle lodi o delle medaglie. Si faceva per proteggere gli innocenti, perché loro avevano il potere di fare la differenza, e da un grande potere derivano grandi responsabilità. E’ la lezione più importante che gli impartì il mai dimenticato zio Ben. Sono altre le cose importanti della vita, pensò, e a volte basta veramente poco, come guardarsi una partita di baseball in compagnia di un amico, per sentirsi appagati.

<MORTE AGLI YANKEES! FORZA RAYBURN! VOGLIAMO UN FUORICAMPO!> gridò Ben, in preda all’entusiasmo.

 

Di tutt’altro umore era il suo alleato. Prowler arrivò nel suo appartamento, che un tempo era di suo fratello, ed vi entrò dalla finestra dl bagno. Subito si levò il pesante mantello bagnato e lo strizzò nella vasca. Si disfò di tutta l’attrezzatura e del resto del costume e si fece una doccia calda. Quando uscì andò a sedersi sul divano con addosso solo l’asciugamani. Pensava a quanto era avvenuto in quelle due notti. Come supereroe stava facendo progressi ma si accorse di essere ancora immaturo e di non avere una grande esperienza in fatto di supercriminali.

<Chissà se anche per Devil e l’Uomo Ragno fu così all’inizio ...> sospirò.

Il ricordo dell’Uomo Ragno lo fece riflettere. Sapeva che chiunque ci fosse sotto quella maschera doveva avere una personalità molto forte: non doveva essere facile combattere il crimine e allo stesso tempo guardarsi le spalle dalla polizia. Ad Hobie pareva uno spreco di energie, per ambo le parti. No,urgeva  trovare una soluzione, aprire un dialogo con le forze dell’ordine, in modo da poter condividere le proprie risorse e informazioni di vario genere.

Si, era un ottima idea. Hobie non aveva modo di sapere se esistessero dei precedenti di una collaborazione tra un vigilante e un commissario di polizia, ma quello sarebbe stato il passo successivo nella carriera di Prowler. Ne avrebbe parlato anche con il Ragno Rosso, la prossima volta che lo avrebbe incontrato.

 

Epilogo:

 

Il viaggio che l’aveva riportata in California l’aveva un pochino disorientata. Un volo di sei ore proverebbe chiunque, anche chi è abituato ad attraversate di questo genere. Per fortuna Jessica Drew non si poteva definire un tipetto delicato;  nelle vesti della Donna Ragno era stata sottoposta a prove ben più dure. Mentre era sul taxi che la stava riportando a casa, Jessica leggeva la sua copia del San Francisco Chronicle acquistato in aeroporto. Il titolo in prima pagina parlava della tragedia sfiorata dal dirigibile della Goodyear e del mistero del pilota ritrovato svenuto sul luogo della partenza. Nessuna vittima e nessun indizio su chi ci fosse alla guida. Ci sono cose che un supereroe riesce a leggere tra le righe, cogliendo quelle sottigliezze che l’uomo comune non coglie.

<Qui Ragno ci cova ...> pensò tra se e se. Arrivò sotto casa e scendendo dall’auto si tolse gli occhiali da sole. Salì per le scale e trovò la porta del suo ufficio aperta.

<Lindsay? Sono tornata. Certo che potevi scomodarti e venirmi a prendere all’aeroporto eh ...> ma appena varcò la soglia della porta, la voglia di scherzare le passò di colpo, sostituita da una gelida morsa allo stomaco e un profondo senso di orrore: Lindsay McCabe, la sua socia e grande amica era a terra, coi vestiti stracciati, il volto tumefatto e vari segni di violenza.

<LINDSAY!> gridò a squarciagola. Ma la ragazza non mostrava segni di vita....

 

Continua ...

 

 

Le Note

 

Si conclude così, con un finale shock, questo team up fra il Ragno Rosso e il Bat... ops pardon, e Prowler! Come avete letto nel numero scorso, il nostro Hobie ha colto l’occasione del suo trasferimento a San Francisco per farsi un nome nel pantheon dei supereroi, agendo e comportandosi in un modo che ricorda proprio il celebre Cavaliere Oscuro della Distinta Concorrenza, il “guru” dei vigilantes urbani. Mi sono molto divertito a caratterizzarlo in questo modo, senza però snaturare il carattere socievole di Hobie.

 

Come promesso nel numero precedente, spendiamo due paroline su criminale di questi due episodi: Mister Fear. Nato come avversario di Devil proprio nel periodo in cui l’Uomo Senza Paura viveva a San Francisco, ha avuto ben quattro diverse incarnazioni:

 

Zoltan Drago (prima apparizione: Daredevil (prima serie) n. 6 del febbraio 1965), proprietario di un museo delle cere in gravi difficoltà finanziarie che inventò un preparato chimico in grado di instaurare un acuto terrore a chiunque lo inalasse. Drago morì battendosi contro Devil. Le sue attrezzature vennero poi trovate da Samuel “StarrSaxon (prima apparizione: Daredevil (prima serie) n. 54 del luglio 1969 ) che divenne il secondo Mister Fear. Anche Saxon sembrò morire in combattimento contro Devil, ma in realtà il suo corpo venne recuperato da alcuni dei suoi servitori – robot e la sua coscienza trasportata in un corpo meccanico, diventando così il supercriminale Machinesmith, divenuto poi un abituale avversario di Capitan America.

 

Il manto di Mister Fear ricadde allora sulle spalle di Larry Cranston (che esordì su Daredevil (prima serie) n. 91 del luglio 1972) , ex compagno di college di Matt Murdock. Venuto a conoscenza dell’identità segreta dell’avvocato cieco, Larry assunse l’identità di Fear per battersi con lui ma anch’egli (in uno slancio di originalità da parte degli autori) incontrò il suo fato mentre si batteva con Cornetto (eh, pensa te!). Almeno, apparentemente.

 

All’apparente morte di Cranston gli subentrò il nipote Alan Fagan che però, contrariamente ai suoi predecessori, era un avversario dell’Uomo Ragno, che lo sconfisse grazie all’aiuto del Vendicatore Occhio di Falco. (su Marvel Team Up n. 92 dell’aprile 1980)

 

Dunque è lui il nostro Mister Fear? O è Larry Craston che, come nell’universo Marvel USA è sopravissuto? Oppure è un nuovo personaggio che si cela sotto il mantello porpora? Eh questo lo scoprirete solo seguendo le varie testate Mit!

 

1 = Queste furono le parole pronunciate dal famoso annunciatore Herbert Morrison davanti al disastro del LZ 129 Hindenburg; questo era uno zeppelin tedesco, il più grande mai costruito, creato appositamente per le traversate atlantiche. Il 6 maggio 1937 l’Hindenburg prese fuoco durante le operazioni di attracco e nel giro di pochi minuti rimase completamente distrutto, facendo 35 vittime tra passeggeri ed equipaggio. Le immagini del disastro fecero il giro di tutti i cinegiornali del mondo, rendendo celebre l’esclamazione di Morrison.

 

Con questo direi che tutto. Nel prossimo numero scopriremo se Lindsay McCabe è ancora viva, chi l’ ha aggredita e per quale motivo. Restate con noi.

 

TWIMP!

 

Carmelo Mobilia.